frittaversario

di claudia bruno

il giorno della prima frittata è più importante di quello della prima comunione, più di quello delle mestruazioni, del primo bacio, del primo giorno di scuola e della laurea. perché il giorno della prima frittata è quello in cui non c’è nessuno a poter placare la tua fame. non tua madre, non tuo padre, non una sorella misericordiosa, non un compagno, un’amica, un amante, un vicino, nemmeno il kebbabbaro, no – perché comunque chiederebbe in cambio denaro, e il giorno della prima frittata è matematico che tu non abbia trovato in giro niente che somigli a una moneta. allora apri il frigo e intravedi solo quattro uova che fischiettano facendo le vaghe, che sommate a una cipolla e due patate, per la proprietà commutativa fanno una frittata cipolla e patate. è in quel momento che ti dici, “va molto bene tesoro, lo sai che c’è, stasera te la preparo io la frittata”. e improvvisamente ti senti un sacco trasgressiva, tipo thelma e louise, ma senza louise. e non si sa bene poi il come né il perché, né che ruolo abbiano avuto effettivamente il tempo la fiamma  il coperchio o la temperatura dell’olio, ma la frittata esce fuori, e magari, certo, manca un po’ di sale, o è troppo morbida, o troppo asciutta, ma, attenzione, sa di frittata. ecco, è nel momento esatto in cui infili in bocca il primo pezzo della tua fottutissima prima frittata che capisci che niente, niente, sarà più come prima. e forse una sera, dopo aver fatto tante di quelle frittate da considerare un disastro la tua intera esistenza, ripenserai con tenerezza a questo istante, dove la storia delle frittate della tua vita ha avuto inizio. quante energie impiegate a festeggiare anniversari di nascite e matrimoni… e invece, c’è qualcosa che dovremmo celebrare prima del resto, un evento decisamente spartiacque, il giorno della prima frittata, sì.

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Illustrazione: Sara Combs

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