non piango davanti ai film

di claudia bruno

se ET vi ha messo a dura prova la valvola mitralica, se vi siete disperati con La vita di Adele, se con Big fish avete rischiato di farvi saltare le tonsille per trattenere i singhiozzi, perché una sera dovrebbe venirvi in mente di rivedere Pomodori verdi fritti? ecco, perché. semplice, perché voi avete una dote. voi dimenticate le trame come quando vostra madre vi chiedeva se avevate sistemato i vestiti nell’armadio. parole, che entrano ed escono dalla vostra esistenza fluttuando su e giù senza lasciare traccia. una magia sinusoidale che dopo pochi giorni vi farà affermare con una certa disinvoltura: io? no, io non piango davanti ai film. d’altra parte voi avete sempre ricordato soprattutto le figure. poi, la tragedia. ché a confronto girare a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire è come andare in bici con le rotelline di sostegno. e quindi voi, la notte, lo sconforto, i singulti del petto che diventano un tic, un male cronico. chi vive con voi vi chiede se siete sicuri che va proprio tutto bene. vorreste urlare towanda, ma ragliate un monosillabo incomprensibile e vi mordete la lingua per sbaglio. dolore che si aggiunge al dolore, le disgrazie non vengono mai sole, saggezze popolari vi attraversano. il film ormai è finito da due ore ma i vostri tempi di recupero sembrano destinati ad essere molto più lunghi. chissà quando ne uscirete, e soprattutto se, vi chiedete sciacquandovi la faccia violetta allo specchio e scuotendo il mento a destra e a sinistra per dire no, no. no cosa? no, punto. il dissenso è la principale forma di resistenza ai disastri. e vi ricordate della prima volta. la prima volta che avete pianto davanti a un film, a tradimento, per un extraterrestre col collo lungo e la testa pesante. con vostro padre spaventato per l’eccesso di fluidi che fuoriuscivano da ogni poro della vostra faccia che cercava di convincervi del fatto che si trattasse solo di un film, e voi che gridavate telefono casa, e ripetevate increduli e sfiniti, telefono, casa.

allora, quando ormai il danno sarà andato tanto oltre da rendervi coscienti del fatto che per tornare indietro ci vorrebbero come minimo un logopedista, un neurologo e molte benzodiazepine, riporrete le vostre ultime lacrime in un barattolo, ci infilerete sopra un tappo a chiusura ermetica, sul vetro attaccherete un’etichetta, ci scriverete sopra “non aprire”. e alla fine ve lo ripeterete chiaro in mente, lo giurerete su quel che più vi sta a cuore (ovvero gli spuntini notturni): se ET vi avrà messo a dura prova la valvola mitralica, se vi sarete disperati con La vita di Adele, se con Big fish avrete rischiato di farvi saltare le tonsille per trattenere i singhiozzi, non vi venisse in mente di rivedere Pomodori verdi fritti. semplicemente, non vi venisse in mente.

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Immagine: Golly Bard

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