la giraffa
sono consapevole di essere una vicina introversa e per niente affettuosa. e non faccio parte di quelli che inondano i bambini di bubibabadudàdidà allargando la bocca e roteando gli occhi che al confronto un ictus fulminante sarebbe una passeggiata. secondo la mia logica inversa i bambini sono i più adulti di tutti, per questo spesso ne ho timore e mi avvicino a loro inizialmente in silenzio, con passo felpato e reverente. in ogni caso, la figlia della donna che mi vive accanto, una Heidi nanerottola dai capelli color miele e piedi scalzi, ogni volta che m’intravede in terrazzo comincia a urlare di entusiasmo. questo finché non arriva sua madre. perché dopo mi punta contro il minuscolo indice pronunciando discorsi a orecchie umane inaccessibili e di sicuro provenienti da conoscenze ultraterrene – affermazioni come ahisadhaiiiahhaaaiaijjjaaajaaaaaajjjaaahj!, per intenderci, da far gelare il sangue -, e sgrana occhi e bocca come se avesse visto, non so, un capriolo, o una lince, o chissà, una giraffa fare capolino dal balcone. così, se poco poco mi avvicino alle grate che ci separano, Heidi mi corre incontro e c’infila dentro le braccine cicciotte, mi afferra le guance e grida: èmmmmiaaaaaaahh, èmmmmiaaaaaahhh! sua madre, devo dire, la incoraggia e non la frena certo in questa smania di possesso e devozione. caraaa, fai cara, dice. bella, fai BEEELLA, sulla testa. mi sono chiesta se presto non mi tireranno semini o zucchero in zollette per avvicinarmi, sì, me lo sono chiesta. ma la questione è un’altra, ed è seria. ora so come si sente un animale al bioparco.
Illustrazione: Nicole Cioffe
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